martedì 12 dicembre 2023

 

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I 100 anni della Sartoria Codraro: breve storia dell’arte sartoriale a Milazzo

di Massimo Tricamo

 

* i dati anagrafici citati nel presente contributo sono stati messi a disposizione dallo studioso Giovanni Lo Presti, che si ringrazia per la consueta collaborazione.

** ove non diversamente specificato le foto provengono dall'archivio della ditta Codraro 1923 Atelier, che si ringrazia per la gentile concessione.

 

Premessa. Il maestro Santino Codraro, autorevole protagonista dell'arte sartoriale a Milazzo, esamina nel suo elegante atelier, sito in Marina Garibaldi e fondato dal padre Francesco un secolo fa, misure, tessuti ed altri dettagli riportati in un’antica ricevuta custodita nel nostro piccolo Museo. Una ricevuta che gli abbiamo portato per svelarci alcuni tecnicismi di ardua comprensione. Ad emetterla fu nel 1897 il sarto Sebastiano Trusiano, il quale nel marzo di quell’anno confezionò un frac destinato ad uno dei suoi clienti più facoltosi, l’industriale Francesco Lopresti, che lì a poco lo avrebbe indossato in occasione del matrimonio di suo figlio Checchino, assieme al quale proprio in quell’anno avrebbe fondato l’omonimo mulino di via dei Mille, oggi di proprietà comunale. Un elegantissimo frac che ci consente di comprendere quanto raffinata fosse la maestria di questo sarto in attività nella nostra città a cavallo tra Otto e Novecento. Nato a Messina nel 1859, il maestro Sebastiano Trusiano - come si evince dalle informazioni anagrafiche reperite dallo studioso Giovanni Lo Presti - morì l’11 novembre 1919 nella sua abitazione ubicata in Marina Garibaldi, dove con tutta probabilità si trovava anche la sua sartoria. E dove oggi confeziona i suoi capi uno degli ultimi grandi interpreti dell’arte sartoriale nel Messinese, il maestro Santino Codraro, qui raffigurato in uno scatto del suo giovane dipendente Emanuele Mirabile.



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Introduzione. L’estate era già entrata nel vivo, la calura torrida la faceva ormai da padrona. In quel luglio del 1951 un fotografo ambulante si aggirava tra le assolate e roventi strade del centro urbano. Lasciati alle spalle i diversi negozi della Marina Garibaldi ed attraversata via Cristoforo Colombo, si fermò sull’uscio di una delle botteghe che si aprivano al pian terreno del signorile palazzo di Maurizio Bonaccorsi. Vide un uomo affaccendato a cucire in compagnia d’un bambino. Chiese loro se gradivano una foto-ricordo. La risposta affermativa non tardò ad arrivare, consentendo d’immortalare una scena di vita quotidiana alquanto significativa per la storia dell’arte sartoriale milazzese. La foto ritrae infatti il maestro Ciccio Codraro alle prese con la sua Singer, intento a cucire una giacca che il giovanissimo figlio Santino, allora undicenne, reggeva seguendo attentamente la manualità e gl’insegnamenti del genitore, presto messi a frutto. Tanto da consentire alla sartoria paterna di spegnere, proprio quest’anno, le sue prime cento candeline. 


Gli esordi. Il maestro sarto Ciccio Codraro nacque il 20 aprile 1901 «nella casa posta in via Ottaviana», l’odierna via Umberto I. Era l’ultimo di quattro figli. I suoi genitori non erano sarti: la madre, Maria Camarda, era casalinga, mentre il padre Carmelo un semplice “bracciante” che tentò di far fortuna negli Stati Uniti d’America, dove emigrò assieme ai figli Stefano, Natale e Nino. I quali non tornarono più in Italia, a differenza del padre, rientrato in seguito ad un infortunio sul lavoro: sarebbe morto nel 1916.

Grazie alle ricerche archivistiche condotte da Giovanni Lo Presti emerge che la nascita di Ciccio venne dichiarata all’anagrafe municipale dalla “levatrice” Carolina Andriolo, a sua volta madre del sarto Antonino Zuco (1874-1934), la cui sartoria, gestita assieme alla moglie Concetta Di Stefano, forniva abiti maschili in via Giacomo Medici, dirimpetto al vecchio fabbricato sulla cui area nel 1955 venne inaugurato l’Hotel Diana ed a pochi metri dalla bottega - sita al pian terreno del Palazzo dei baroni Lucifero - che negli anni Trenta avrebbe ospitato la sartoria ed annessa abitazione dello stesso Ciccio Codraro. Il quale imparò i rudimenti dell’arte sartoriale quando aveva appena sei anni: suo primo maestro fu il marito della sua insegnante di doposcuola. Successivamente si perfezionò nella bottega di via Domenico Piraino del sarto filippese Carmelo Bucca (1891-1966), dove si formò assieme a Salvatore Trio, che nel secondo dopoguerra avrebbe inaugurato una sartoria a Torino. La bottega del maestro Bucca, ubicata alla destra dell’odierno negozio dei Padalino, risultava ancora in attività nel 1929. Bucca era nato in contrada Angeli a San Filippo del Mela il 3 maggio 1891 dal metatèri quarantaduenne Filippo e da Domenica Sindoni, contadina. Trasferitosi a Milazzo, nel 1923, alla nascita del suo primo figlio, risultava residente in piazza Mazzini.

 


Antonino Zuco (1874-1934) in una foto 
gentilmente concessa dalla nipote Sig.ra Sara Andriolo.


Ritratto giovanile del maestro sarto Ciccio Codraro.



Il maestro sarto Carmelo Bucca, secondo da sinistra, assieme al consuocero Stefano Trimboli, dirigente portuale. Accanto a loro le rispettive mogli Angelina Napoli, moglie del Bucca, e Serafina Impellizzeri. In basso i loro figli ormai prossimi alle nozze e qui ritratti  in occasione del “rito” del lavaggio della lana (gentile concessione prof.ssa Rosanna Trimboli).



Atto di nascita del maestro Carmelo Bucca (1891).


Il matrimonio ed i concorrenti. Il 1923 è anche l’anno in cui Ciccio Codraro perde la madre e decide di mettersi in proprio: dopo aver gestito assieme al collega Gioacchino Guccione una sartoria ad angolo tra ‘u Casalèddu (via Riccardo D’Amico) e la Marina Garibaldi, inaugura nella stessa Marina, questa volta ad angolo con la via Matteo Nardi, una bottega sartoriale tutta sua, coadiuvato - a partire dal 1929 - dalla moglie Stefanina Sabatino e, qualche decennio dopo, dai figli Maria, nata nel 1931, e Santino, a loro volta affiancati da altri “discepoli”.

Dopo gli anni del servizio militare a Pola e l’avvio della sua bottega sartoriale, Ciccio decide di mettere su famiglia. Il 9 ottobre 1929 sposa Stefanina, di tre anni più giovane. Delle nozze rimane un’unica foto, che ritrae gli sposini una settimana dopo, alla loro prima uscita dopo la consueta settimana trascorsa in casa a ricevere visite e regali. La foto ritrae Ciccio in un bell’abito confezionato per l’occasione da lui stesso. Non è certo però che l’abito indossato dalla sposina fosse stato realizzato dalla stessa Stefanina, pur essendo già allora una sarta con una solida esperienza alle spalle, maturata però nel settore della sartoria per uomo.


Il matrimonio venne celebrato nell’appartamentino sito nella Salita del Quartiere, odierna via Impallomeni, dove gli invitati festeggiarono con paste secche, schiumoni e confetti, accennando qualche ballo grazie al grammofono messo a disposizione dal fratello della sposa, l’ebanista Gaetano Sabatino, che in quegli anni disponeva di un proprio laboratorio in via Cosenz e di un’esposizione coi mobili da lui costruiti ubicata ad angolo tra la via del Teatro (odierna via Ryolo) e la Marina Garibaldi, a pochi metri di distanza dall’odierno atelier dei Codraro.

Nel 1929 la “sartoria Francesco Codraro” sfornava abiti per uomo in Marina Garibaldi, sfidando la concorrenza di una nutrita schiera di sarti, da Carmelo Bucca, il maestro di Ciccio, a Francesco Bambara, da Alfio Fazio a Francesco Trusiano (1871-1949), quest’ultimo fratello di Sebastiano, il maestro sarto noto per aver confezionato nel 1897 un frac all’industriale Francesco Lopresti. Tra i sarti in attività a Milazzo nel 1929 anche il già citato Antonino Zuco, Arturo Miroddi (1887-1978), Vincenzo Rondone (1890-?), sposatosi il 27 ottobre di quell’anno con la sarta Giuseppa Petruzzella, Antonino Morina e Pietro Colosi (1867-1937), quest’ultimo deceduto in via Umberto I e figlio del maestro sarto Rosario Colosi.





La bottega di Palazzo Lucifero. Santino nasce nel retrobottega di via Giacomo Medici, dove la sartoria Codraro si era trasferita da qualche anno abbandonando i locali in Marina. Correva l’anno 1939, in Europa sarebbero tuonate di lì a poco le artiglierie del secondo conflitto mondiale. Furono proprio gli eventi bellici a provocare, nell’estate del 1943, la distruzione di Palazzo Lucifero. Ciccio fu costretto ad abbandonare bottega ed alloggio, riuscendo a mettere in salvo la propria famiglia ed il bancone da lavoro realizzato da Gaetano Sabatino, il cognato ebanista, cui aveva commissionato anche il mobilio di casa in occasione delle nozze con Stefanina. Il robusto ed elegante bancone da lavoro fa ancora bella mostra nell’odierno atelier della Marina Garibaldi, a perenne testimonianza del primo decennio di vita di un’attività artigianale divenuta ormai centenaria e che nell’immediato secondo dopoguerra si sarebbe trasferita al pian terreno di Palazzo Bonaccorsi, in fondo alla stessa Marina, in una bottega che sino a qualche mese prima aveva ospitato l’ufficio di uno dei tanti organismi istituiti dal fascismo.

 

Nella foto, il maestro Santino Codraro davanti allo storico bancone realizzato dall'ebanista Sabatino (scatto gentilmente concesso dal giovane Emanuele Mirabile, dinamico dipendente di Codraro 1923 Atelier).


La borsa acquistata a Roma. Prima di muovere i suoi primi passi nella sartoria paterna, Santino apprende i rudimenti dai fratelli Francesco ed Antonino Bambara, il primo nato nel 1892, il secondo di dieci anni più giovane. Il laboratorio sartoriale dei Bambara era ubicato in Marina Garibaldi, al pian terreno del Palazzotto Cilio, accanto al Duca di Genova, il circolo frequentato dall’aristocrazia milazzese. All’indomani della morte del maestro Francesco Bambara (1947), Santino opera già al fianco del padre, della mamma Stefanina e della sorella Maria, divenuta ormai un pilastro della sartoria di famiglia. Alcune foto in bianco e nero testimoniano proprio l’attività negli anni dell’immediato secondo dopoguerra, col maestro Ciccio affiancato dagli immancabili discepoli e, nel caso di uno scatto del 1950, da una borsa che è rimasta scolpita indelebilmente nella memoria di famiglia: «la mamma manifestò il desiderio di recarsi a Roma in occasione dell’Anno Santo», ricorda Maria, oggi 92enne, che aggiunge: «partì il 18 dicembre, proprio quando, complici le festività natalizie, in sartoria c’era da lavorare parecchio. Io stessa la pregai di rimandare la sua partenza, in modo da non sovraccaricare il lavoro di chi restava in sartoria. Ma il richiamo del figlio lontano ebbe la meglio. Ad attenderla a Roma c’era infatti Melino, l’adorato primogenito che allora, al suo primo anno in Finanza, prestava servizio ad Ostia. Quella borsa la acquistò proprio durante quel soggiorno a Roma. Nei giorni successivi tornò col treno, portando con sé Melino che usufruì della licenza di Natale. Giunti alla stazione di Milazzo presero una carrozza per tornare a casa».

 



I discepoli. Il lavoro non mancava nella sartoria di Palazzo Bonaccorsi. I discepoli erano dunque i benvenuti perché snellivano i lavori meno complessi. Una foto scattata intorno al 1954 dal dott. Oreste Fagà ritrae il maestro Ciccio in mezzo alla figlia Maria, alla sua destra, ed alla discepola Angelina Capone, destinata ad emigrare di lì a poco in Australia. Alle loro spalle Giorgio, figlio del sarto catanese Alfio Fazio (1900-1948), la cui bottega si trovava sin dagli anni Trenta in via Giacomo Medici, alla sinistra del portale d’ingresso del Palazzo Cumbo-Bonaccorsi, che oggi come allora ospita un edicolante alla destra dello stesso portale. La prematura scomparsa del collega Fazio spinse Ciccio Codraro ad accogliere il giovane Giorgio tra i lavoranti della sua sartoria, assieme a Lina, ritratta accanto ad Angelina Capone, e ad un’altra discepola, Gioacchina Cambria. Sullo sfondo della foto, appesi al muro, fanno bella mostra manifesti de “La Sartotecnica” di Milano, azienda specializzata nella produzione di stoffe e «forniture complete per abiti».



Giorgio Fazio anni dopo decise però di emigrare al Nord, abbandonando l’arte sartoriale ed anche la bottega di via Medici, rilevata da un cugino che negli anni Settanta l’avrebbe convertita in una moderna copisteria con annessa agenzia della “Compagnia Tirrena Assicurazioni”. Quel cugino era figlio del cognato di suo padre, il sarto Salvatore Amato, deceduto nel 1951 dopo aver confezionato centinai di abiti per uomo nella sua sartoria sita nel vicolo Porto Salvo, al pian terreno dell’antico Palazzo dei Marchesi Proto.

Quando nel 1937 nacque Giorgio Fazio, tra i discepoli di suo padre Alfio figurava il giovane Peppino Agliata (1915-1993), allora ventunenne. Originario di Favara, conobbe sua moglie proprio nella sartoria Fazio di via Giacomo Medici. Angela Bertè (1919-2008) era allora una giovane apprendista del maestro Fazio e, unitasi in matrimonio con Peppino Agliata, dopo un ulteriore perfezionamento presso la sartoria di Ciccio Codraro, diventò ben presto l’anima ed il cuore pulsante della sartoria inaugurata dal marito in via Risorgimento, sartoria che lo stesso Peppino dovette lasciare negli anni Cinquanta in occasione dell’assunzione presso la rinomata Sartoria Carifi di Messina, dove si distinse come abile tagliatore. Il taglio era infatti la sua specialità, una mansione che lo costringeva a stare spesso in piedi provocandogli antipatici disturbi agli arti inferiori. Negli anni Sessanta sua moglie Angela gestì in prima persona la sartoria di via Risorgimento, sita in prossimità di piazza S. Papino. A curarne la produzione di abbigliamento maschile fu in un primo tempo il sarto Santo Russo, poi emigrato in America, coadiuvato nelle ore del tardo pomeriggio dallo stesso Agliata, il quale, tornando da Messina, dava una mano come tagliatore, mentre Angela provvedeva a confezionare con le sue discepole abiti femminili, ivi compresi quelli da sposa.

 


Il maestro sarto Peppino Agliata (1915-1993) in una foto 

gentilmente concessa dalla figlia Cettina.


Il nuovo corso della Sartoria Codraro. Al maestro Ciccio non andava proprio giù che suo figlio Santino restasse a Milazzo, per lui prefigurava un futuro di gran lunga migliore. Erano gli anni in cui Ciccio faceva concorrenza, tra gli altri, alla sartoria di via Umberto I di Salvatore Leto (1919-1965), di cui diverrà consuocero, alla Sartoria Miroddi, ubicata in Marina accanto al Caffè Smedile, precisamente ad angolo con la via Cristoforo Colombo, alla sartoria dei fratelli Nino e Giovanni Cannistrà, sita nella stessa via Cristoforo Colombo, ed a quella di Santi Cannistrà, influente consigliere comunale con bottega a due passi da quella dei Codraro. Ciccio desiderava per Santino un avvenire promettente. Nel 1957 lo convinse così a partire per Torino, dove lo avrebbe assunto il collega Salvatore Trio, il quale si era formato in gioventù nella bottega del maestro Carmelo Bucca, proprio come Ciccio. La permanenza a Torino presso la sartoria Trio si sarebbe protratta sino alle soglie degli anni Sessanta. Anche Maria raggiunse Torino. Ma a Torino Santino non se la passava, complice anche l’ostilità talvolta riservata in quegli anni ai meridionali che raggiungevano per lavoro il capoluogo piemontese. Santino e Maria tornarono così a Milazzo e ripresero il proprio posto nella sartoria paterna, rimodernandone pian pianino l’attività. «Il lavoro degli anni Sessanta e Settanta fu davvero intenso», ricorda Santino, che con l’inseparabile sorella Maria partecipa anche a fiere e sfilate di tendenza, le quali consentono ai capi della “Francesco Codraro & Figlio” di farsi apprezzare da un pubblico sempre più vasto e raffinato.


Scene di vita quotidiana nella Sartoria Codraro 
al pian terreno di Palazzo Bonaccorsi: cucendo...



Ciccio Codraro con l'inseparabile moglie Stefanina Sabatino.



Etichetta in cotone con caratteri romboidali 
in un pregevole scatto di Emanuele Mirabile.


Il 15 novembre 1970, nel Salone della Borsa della Camera di Commercio di Messina, la Francesco Codraro & Figlio partecipa al «defilè alta moda maschile e femminile», allestito dal Circolo Maestri Sarti, in cui veniva presentato un elegante cappottino color giallo-ocra recentemente acquisito, assieme ad un abito marrone ed ad un terzo capo, dal Museo del Costume e della Moda Siciliana di Mirto. L’etichetta in cotone apposta nella fodera del pregevole capo giallo-ocra riporta orgogliosamente lo stemma della Città di Milazzo. Quella dell’abito marrone, sprovvista di stemma comunale, è contraddistinta invece da caratteri stampigliati con accattivante grafica romboidale.



Il cappottino color giallo-ocra in uno scatto di Antonio Patti (foto in alto) 
e di Emanuele Mirabile (foto in basso).






Sartoria Codraro, anni Sessanta. Nella bottega di Palazzo Bonaccorsi, in Marina Garibaldi, il maestro Ciccio Codraro cuce assieme alla moglie, ai figli ed ai discepoli. Accanto alla radio si nota il figlio Santino, che presto avrebbe assunto le redini della sartoria coadiuvato dalla sorella Maria, prima da sinistra. Tra quest'ultima e la madre Stefanina, il discepolo Tindaro Soldino, fratello di Maria, intenta a cucire accanto al principale, e di Natale, apprezzato maestro sarto. In piedi, accanto Santino, il lavorante Giambattista Certo di S. Pier Niceto. La signora all'estrema destra era invece una parente dei Codraro (gentile concessione Codraro 1923 Atelier).




Palazzo Bonaccorsi in Marina, anni Sessanta. Dietro al bancone della sartoria Codraro, il “discepolo” Tindaro Soldino, fratello del sarto Natale. In primo piano, tra il titolare Ciccio Codraro e la figlia Maria, l’altro discepolo Stefano Salmeri, il cui padre, Santo Salmeri, prestava servizio come commesso nel vicino Circolo Duca di Genova, il “circolo dei nobili”: la mattina, nel retro che sporgeva sul vico Zirilli, confezionava anche qualche abito. Alle spalle del titolare Ciccio Codraro, il diploma di anzianità artigiana conferitogli a Roma nel 1962 dalla Confederazione Generale Italiana dell'Artigianato, che ancora oggi fa bella mostra nell'elegante atelier della Marina Garibaldi (foto archivio Codraro 1923 Atelier).

La nascita del negozio. Nel 1974, con l’arrivo  di Donatella, sua figlia primogenita, Santino inaugura alla sinistra del portale d’ingresso di Palazzo Bonaccorsi un assortito negozio che affianca il laboratorio sartoriale. Il 21 dicembre 1985 muore Ciccio, il fondatore. Il resto è storia recente, ben raccontata dal sito internet dell’atelier: «nel 1987 l’attività si trasferisce ancora una volta: è tempo di occupare nuovi e più ampi locali nel condominio “Quatto Stagioni”. L’Atelier riapre i battenti in prossimità dell’antica chiesa di San Giacomo, non lontano dal primo laboratorio da cui ha avuto inizio la storia, da dove tutto è partito con Francesco… Sempre protagonista l’antico e solido banco di noce sul quale continuano ad essere posate innumerevoli pezze, sagomate in eleganti abiti per tutte le occasioni. La “cerimonia”, soprattutto, non teme confronti».

 



Il maestro Santino Codraro con l'inossidabile sorella Maria, 

colonna portante della sartoria di famiglia (foto Antonio Patti).


Il maestro Santino Codraro in un altro scatto di Emanuele Mirabile.


Foto Emanuele Mirabile.



Un altro elegante scatto di Emanuele Mirabile.


Ricevuta custodita in Archivio Storico e Biblioteca "Bartolo Cannistrà" 
del Museo Etnoantropologico e Naturalistico "Domenico Ryolo"


Milazzo, dicembre 2023


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